Poesie di Maurizio

Il Ricevitore

In quel campo affascinante, terra rossa e verde il prato,

non a caso definito con il nome di diamante,

s’erge un uomo solitario della squadra il suo gigante.

È lui che dirige il gioco armato di tutto punto,

corazza e poi schinieri, celata sul duro volto,

con le dita segnalando strategie per la battaglia.

Potente è rannicchiato a ricevere la palla,

a cui mormora segreti per vincere la guerra.

Il battitor confonde con stoccate al lanciatore,

che saetta la sfera magica dov’è stata comandata.

In seconda base fulmina, con scatto ch’è d’atleta,

il ladro di spazi aperti, ma incauto corridore.

E a casa base stende anche quel che s’illudeva

di arrivare, furbo, a segnare il suo bel punto.

È così che quando toglie la maschera e il berretto

un urlo tutti coglie il guerriero ad acclamare

e l’avversario è vinto e non si può più alzare.

Il Lanciatore

Lento sale sul monte come un antico eroe,

la palla qui riceve, valida per un bel gioco.

L’afferra con forti dita, ne tasta la cucitura,

prova la superficie, il calore e la consistenza.

La getta nella sacca del guanto ammorbidito

più volte per provare che amica è diventata.

Elastico è il movimento sinuoso che consente

di porre sui suoi lombi la mano che comanda.

Lenta poi la solleva sul capo col suo braccio,

saetta da lì discende come strappata all’arco.

Proiettile si stacca, rapido a seguir la curva,

raggiunge con un tonfo su pelle la dura conca,

mentre la mazza sibila nell’aria per l’attrito.

E il battitor rientra  mesto alla sua panchina.

Il Battitore

Dalla panchina si alza elastico

e raggiunge il cerchio magico,

dove prova con baldanza

la potenza delle braccia.

Ruota un fascio facilmente,

indi butta più bastoni,

solo uno ne conserva

come arma ch’è letale.

Poi con passo assai deciso

s’incammina alla battuta,

lì si piazza con cipiglio

e la mazza fa girare,

perché serve a misurare

lanciator e chi riceve.

Sordo ai lazzi e agli avversari,

sogghignando assai spavaldo,

attende impavido il bel lancio

per colpire con destrezza

la pallina benedetta.

Grande musica lo schiocco

di quel legno stagionato

che sorprende la difesa

mentre il ciel la sfera buca

per uscire a centro campo.

Ecco, ha inizio l’ampio giro

delle basi sul diamante,

sorridendo a braccia alzate,

per ricevere l’omaggio

dei tifosi, e delle squadre

che ci restano ammirate.

È così che la leggenda

lo ricorderà per sempre,

forte come un greco dio

a cui tendere l’alloro

e una birra per ristoro.

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