Albertosi Maurizio

Albertosi Maurizio

La gioia della Vittoria

28 Luglio 1964 - Convocazione F.I.P.B.

Correva l’anno 1964 ed io non avevo ancora compiuto 17 anni. Era Luglio e mi sono visto recapitare dal postino una lettera del CONI sezione “Federazione Italiana Palla Base”. L’aprii e vidi che era indirizzata a me  e ad altri quattro giovani lanciatori che in quell’anno avevano disputato il campionato di serie C ed erano coloro che avevano ottenuto più strike aut nel campionato. Naturalmente detta lettera era indirizzata in copia anche alle rispettive Società degli atleti oltre, naturalmente, ai vari dirigenti del Baseball Compreso il grande Luigi Cameroni.
Leggendo ho capito che ero stato invitato ad un allenamento in Germania, dal 16 al 27 agosto 1964 con la nazionale di baseball. In quel momento incominciò a battermi forte il cuore, mi tremavano le mani e ne parlai subito con i miei genitori i quali erano entusiasti di questa convocazione. Il problema ero io, a quell’epoca ero molto timido e cominciai a pensare a quante cose c’erano da fare. Dovevo andare a Milano e trovarmi in albergo con tutti i “mostri” sacri del baseball, da Glorioso a Cameroni a Paschetto, Carminati e tutti gli altri, al solo pensiero mi tremavano anche le gambe. Contattai il mio allenatore che mi confermò di aver ricevuto la lettera in copia e che immediatamente mi spronò a partire. Io, che non mi ero mai mosso da Verona, il pensiero di andare a Milano mi spaventava. Ne ho parlato con gli amici più cari e uno di loro mi disse, “ti accompagniamo noi” Livio e Luciano. Luciano aveva una zia che viveva a Milano e dopo averla contattata mi ha detto che era disponibile ad ospitarci. Io avevo appuntamento in albergo con gli altri giocatori alle ore 9.00 del mattino e così avrei potuto riposarmi in casa della zia e all’indomani presentarmi al raduno.
Tutto filò liscio fino a qualche momento prima di entrare in albergo perchè, dopo aver salutato e miei amici, dall’emozione vomitai la colazione. Non sapevo più cosa fare, se entrare o tornare indietro. Alla fine mi sono ricomposto e preso il coraggio a quattro mani sono entrato nella hall e mi sono ritrovato in mezzo a tutti i più grandi giocatori di baseball del momento. Dopo un primo timido sorriso, mi sono presentato ed ho cominciato un pò a sciogliermi.
L’esperienza è stata meravigliosa in quanto, oltre che allenarci, (si andava a giocare nelle basi americane di stanza in Germania) durante le partite, ero nel box della nazionale in mezzo a loro. Io pesavo all’incirca 50 kg e vedermi vicino a questi “colossi” mi intimidiva, ma mi piaceva. Cercavo di carpire qualche segreto dai lanciatori ed è stato proprio l’allenatore della nazionale (era americano ma non ricordo il nome) che vedendomi lanciare in allenamento mi corresse la posizione, in pratica, mi insegnò ad andare giù di spalla. I primi lanci che ho fatto finivano tutti un metro prima di casa base poi, piano piano, mi sono corretto e alla fine i lanci erano buoni e mi era aumentata anche la potenza, quella che poteva avere un ragazzino di 50 chili.
Eravamo ospiti nella base USA di Rhein/Main. Nella mensa c’erano dei contenitori di latte che tramite un rubinetto potevi berne quanto ne volevi. Era buonissimo, non ho mai più bevuto tanto latte in vita mia e senza conseguenze.
Tale esperienza mi è poi servita, come lanciatore, nella finale che giocammo a settembre a Bologna contro la Juventus di Torino per andare in serie B. Vincemmo e salimmo di categoria.
Quell’anno per me è indimenticabile perché dopo l’esperienza con la nazionale e dopo essere saliti in serie B, fui premiato dal sindaco di Verona, allora era Gozzi, con una medaglia come miglior giocatore di baseball. Era una giornata sportiva in cui si premiavano i migliori di ogni sport.
Qui chiudo e scusatemi se mi son dilungato troppo, ma volevo far capire quanto è stata bella ed emozionante questa esperienza.

Icio

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