Ci sono persone che ti segnano la vita. Beppe Ronconi per me è una di queste. Pur essendoci frequentati poco, dopo essere stati compagni di squadra, resta comunque un ricordo fulgido.
Riaffiorano i ricordi di uno dei più bei periodi della mia vita. Quello passato sul campo da giocatore ovviamente.
Eravamo quasi coetanei. Lui qualche anno più vecchio. Più piccolo di me, ma con maggior talento. Ha raggiunto in giovane età la massima serie approdando a Bologna. Un paio d’anni nelle due squadre bolognesi di quell’epoca per poi tornare a Verona.
Era un ragazzo speciale. Uno di quelli che si possono definire “con le palle”, ma senza doverlo dimostrare. Lui le aveva e basta. E te ne accorgevi nei momenti importanti della partita. Quando c’era da chiudere a basi piene, da portare a casa la partita.
Eppure era un mite. Mai un litigio, mai un contrasto, mai una baruffa, anzi amico di tutti.
Quando nei suoi anni migliori saliva sul monte era dura per gli avversari. Una buona palla veloce, grande curva e intelligenza da vendere. Ma c’era una cosa di cui era un fenomeno: il pick-off in prima base. Beppe era un destro, ma trovava fuori un corridore su due. Il suo movimento era sul filo del balk. Per gli avversari era balk pieno, ma per la maggior parte degli arbitri no. Sta di fatto che faceva strage di corridori colti fuori base. Su la gamba, rotazione e tiro in prima: Out!
Sul campo del Boschetto (il vecchio campo di Verona lungo il fiume Adige) giocavano nei fine anni sessanta due squadre: Jolly e Cus. Erano tempi in cui si andava poco d’accordo tra squadre della stessa città. Una domenica mattina di inizio stagione le due squadre si ritrovarono per l’allenamento. Io ero con il Jolly, Beppe con il Cus. Iniziò un battibecco tra i capi delle due squadre (allenatori ai quei tempi erano pochi). La discussione finì che ambedue le squadre entrarono in campo per il batting practice. Io dovevo lanciare per i miei battitori e contemporaneamente Beppe per i suoi. Non esistevano schermi e io ero terrorizzato. Beppe che era più vecchio di qualche anno mi disse: “questi sono matti! qui davanti ci siamo io e te. Prendiamo il tempo e lanciamo una palla a testa alternativamente” e così andò.
Nel periodo che giocava per il Bologna nella massima serie a campionato finito lo facemmo giocare con noi sotto falso nome in una partita del campionato di Serie B (a quei tempi capitava pure questo) Lanciai io per 5 inning, portando la partita abbastanza bene e poi salì sul monte Beppe Ronconi sotto falso nome. Gli avversari non videro palla. Fece una lunga striscia di K e vincemmo partita sotto gli occhi stralunati degli avversari.
Ecco, lo voglio ricordare così Beppe.
Un grande compagno di squadra.
Ciao Beppe!
5 Maggio 2015 da “Baseball on the Road”
Dario 48
Gianni Anastasi
Albertosi