Giaguaro Miani, coadiuvato da Giancarlo Manzotti e Maurizio Toffaletti. Il punto di riferimento della formazione in campo è John Cortese. Nato nel 1955 nel New Jersey, italianizzato, Cortese è già stato protagonista a Rimini e Grosseto, mietendo scudetti e creandosi un alone di rispetto. Minuto, ma splendido per visione di gioco, rapidità di scelta e pulizia tecnica, John diventerà l’allenatore in campo, la mente pensante in diamante del Flower.
Nel 1991, dunque, questa squadra costruisce la più emozionante e splendida stagione del baseball veronese. Con Burlini che batte 374 di media e «Kino» Kinnunen che firma uno stratosferico 0,43 in Mpgl, Verona domina la serie A2, centra subito la promozione in Al e conquista il diritto di disputare i play off per lo scudetto assoluto. E qui accade l’incredibile. Libera da pressione psicologica e sempre più interprete di un baseball spettacolare e redditizio, nei play off la squadra prima si sbarazza della favoritissima Mediolanum Milano, quindi supera – con un’indimenticabile vittoria corsara in Toscana – il grande Grosseto e conquista la finale per il titolo con il Parma. I gialloblu sono la rivelazione dell’anno, televisione e stampa accorrono, il piccolo Davide è arrivato a s dare il grande Golia. Nell’imponente Europeo di Parma il sogno tricolore si infrange sulla forza spietata della compagine emiliana, ma la stagione segna un avvenimento storico.
L’anno successivo, con John Cortese, che è divenuto anche il manager della formazione, e sempre con gli apporti di Curran (372 di media battuta) e Kinnunen, (1,72 di Mpgl, dalla tecnica eccezionale tanto da essere il pitcher numero uno in Italia), Verona firma il suo record di A1 con quota 500, pareggiando vittorie e sconfitte e arrestandosi solo un passo prima dei play off. La città scaligera è or- mai una grande piazza nazionale, ottiene anche una mitica affermazione per 3 a 2 sulla nazionale cubana in tournè europea, ma, fulmine a ciel sereno, arriva la decisione del presidente Bonafini di “mollare” (novembre ’92).
Il colpo è duro, la squadra, che trova un supporto nell’Artimec, deve iscriversi alla serie A2, ma, ancora sull’onda di un ciclo dorato, con il venezuelano Linares sul monte e con Cortese che batte come un dannato (393 di media), ritrova subito la massima categoria. Il 1994 è un bell’anno di serie A1, ma il ciclo discendente ormai è cominciato. L’arrivo del poliedrico e bravo “Cavallo Pazzo” Danny Newman, il carisma di Cortese e la tenuta del nucleo storico consentono ancora due dignitose salvezze in Al.
La successiva stagione, quella del ‘97, con una rosa sbiadita ormai di talenti, arriva una drammatica retrocessione fatta di cinquantaquattro sconfitte su altrettanti incontri. E’ la fine di un ciclo e l’inizio di una discesa proseguita, purtroppo, anche l’anno successivo con la retrocessione dalla A2. Siamo giunti, così, al termine della parabola di questo periodo. La storia dei primi cinquant’anni di baseball veronese, però, ha mostrato come il movimento abbia sempre saputo rinascere come un’Araba Fenice dai suoi momenti più difficili. L’importante, con i suoi ciclici corsi e ricorsi, è che la storia continui.
Dario 48
Gianni Anastasi
Albertosi