1949 – 1964

1949 - 1964

La storia del Baseball a Verona comincia nel primo dopoguerra, quando due esuberanti liceali pieni di curiosità, Rinaldo Olivieri e John Vidali, scoprono lo sport delle mazze e dei guantoni. Bentegodi Verona Cardinals è il nome della prima società veronese, fondata nel 1949. E piano piano seguendo le imprese di nomi quasi “mitici”

Proprio l’architetto Rinaldo Olivieri ideatore della grande cometa bianca che ogni Natale allaccia Piazza Brà all’Arena – è colui che ha fatto scoppiare la passione del baseball in riva all’Adige. Lui e l’amico Gianni “John” Vidali per la precisione. Siamo a ridosso del ‘48, dell’anno che ha segnato un’epoca con la grande sfida elettorale.Verona, che con i suoi ponti spezzati porta ancora il segno delle ferite della guerra, è un bastione della vittoriosa Balena bianca e mastica slang e chewing-gum dei numerosi americani acquartierati nell’importante base Nato. In questo clima, Vidali ed Olivieri sono due esuberanti liceali pieni di curiosità, pronti ad annusare col naso all’insù ogni novità. A Milano assistono entusiasti ad alcune partite dimostrative di questo sport d’oltreoceano. Folgorati, al ritorno a Verona cercano sulle enciclopedie della Biblioteca Civica maggiori informazioni ed inutilmente si rivolgono in cerca di mazze e guantoni agli stupiti gestori dei negozi cittadini di articoli sportivi, che, alla parola baseball, si grattano la testa ed allargano le braccia.

Nel frattempo, e siamo nel ‘49, Olivieri e Vidali estendono la curiosità per il baseball alla “maraja” di Piazza Brà ed il gruppo si allarga. Ne entrano a far parte stabilmente Loris Benato e Lamberto Anastasi, reclutati durante le prove del film “Fabiola”, girato in Arena, nel quale i giovani veronesi – eredi di una lunga tradizione – recitavano come comparse in qualità di gladiatori. Dal gladio alla mazza; i primi

1951 . Giorgio Negri

allenamenti si svolgono al campo dei Bersaglieri, vicino a Ponte Catena, dove poi è spuntato un campo di motocross, e l’interesse cresce. E quello che non c’è si rimedia. La prima mazza è opera di un tornitore di via Carducci, che, sulla base delle immaginifiche descrizioni dei ragazzi, forgia una specie di clava in legno massiccio. Le poche palline disponibili – fortunosamente recuperate a margine di qualche incontro con i soldati americani (a dir la verità, le cronache d’epoca del Newsweek parlano di incomprensibili sparizioni di ogni sorta di materiale al termine delle pittoresche partite con i ragazzini veronesi) – devono durare mesi e sono ricoperte di strati di nastro isolante e stoffa, rabberciate e ricucite cento volte. A dare una mano ci pensa anche l’Inter di Milano, squadra già formata e fornita. A Olivieri e Vidali in missione esplorativa danno consigli, informazioni ed un po’ di materiale.

Ma il primo grande salto viene spiccato quando sulla scena compare Alexander Swaczy. “Suesi”, arrivato al seguito della Quinta Armata, è un colonnello in congedo che ha messo radici a Verona. Alto ed autorevole, ieratico dottore in chimica, ha trovato qui la sua Giulietta ed ha aperto una lavanderia. Soprattutto, con un passato di giocatore ed allenatore di squadre universitarie, è un grande conoscitore del baseball. E prende a cuore il gruppo di ragazzi del campo dei Bersaglieri, divenendone la guida ed il nume. Nel dicembre del ‘49 la “maraja” di Olivieri e Vidali è diventata la prima squadra di baseball di Verona. Nome: Bentegodi Verona Cardinals; colori sociali: bianco – rosso; simbolo: un uccellino rosso (il cardinale) che impugna una mazza.

L’anno successivo, il 1950 – in cui nasce la Federazione Italiana Palla A Base, i Cardinals partecipano al primo campionato ufficiale italiano, militando nel girone C della serie A in compagnia di Parma, Bologna, Trieste e Firenze. La prima formazione – ritratta in pantaloni alla zuava con le pinces, guantoni gonfi come quelli da pugile ed entusiasmo alle stelle che brilla nei sorrisi e nei cappellini all’indietro – vede questi

1952 - Coppa Arena al vecchio stadio Bentegodi in Via Cesare Battisti

atleti: Molteni, Olivieri, Bertucco, Crause, Benini, Vidali, Benato, Micheli, Valente, Saoncelli, Milani. Presidente è Mario Magi, segretario Luigi Sersante. I ragazzi di “Suesi” si comportano bene perdendo 8 partite, pareggiandone 1 e vincendone 6.

La ripartizione dei campionati operata dalla Fipab colloca nel ‘51 i Cardinals in serie B assieme a Longbridge Bologna, Parma, Atm e Pirelli di Milano. Il primo tempio del baseball veronese è il Vecchio Bentegodi, adattato alla bisogna, ma frequentato da parecchi appassionati e curiosi. Sempre nel ‘51 nasce, però, a Verona un’altra squadra. Sono “I Mastini” della Libertas Verona, società legata Democrazia Cristiana di allora, come sottolineano il nome e lo scudo crociato applicato sulle divise. Presidente è l’ingegner Bisoffi, segretario Bonizzato; il campo è volante e viene allestito di volta in volta sui prati di Borgo Roma, di Borgo Milano o di San Michele Extra. Inutile dire che i due club sono subito divisi da fiera rivalità. Anche perché la Libertas si accaparra “Swaczy” (Suesi) e qualche giocatore. La prima formazione biancoscudata vede il lanciatore Giorgio Negri (che reclutato da “Swaczy” e Milani ad una festa da ballo diventerà l’anima della società ed uno dei missionari del baseball veronese) e poi Scarrozza, Binosi, Faraoni, Molteni, Contarini, Tommy, Valente, Franchini, Turco, Ederle, Dall’Agnola e Bendazzoli. Il primo derby, il 25 aprile del 1952, in occasione della Coppa Arena, si disputa al Vecchio Bentegodi. Ed è subito memorabile. Gli scontri si ripetono in campionato, perché le due squadre scaligere sono nello stesso girone in compagnia di Brescia, Pirelli Milano e di due formazioni di Parma.

Il 1952 è anche l’anno della prima partita ufficiale della Nazionale italiana, giocata sotto la presidenza del principe Steno Borghese. Si disputa a Roma, contro la Spagna che, in uno stadio gremito, ci batte per 7 a 3. L’unico veronese presente, contagiato da una passione divorante che contrasta con il suo carattere gentile, è Giorgio Negri. Oltre che storico testimone è anche fortunato, a due passi da lui siede Gregory Peck, che in quel periodo girava Roma in Lambretta con Audrey Hepburn per “Vacanze romane”. Indimenticabile.

L’anno successivo la Libertas è in C, ma risale subito in serie cadetta. Sono tempi eroici; tempi di trasferte avventurose e di cinghie strette. Poche e polverose le strade, rari i treni. Ricorda Giorgio Negri:” Per andare a Torino, Milano o a Trieste si partiva il sabato sera e si viaggiava la notte. A Milano, alle 5 del mattino si faceva colazione in latteria in Piazza Duomo. A quell’ora, invece, quando si andava a Trieste, si prendeva la corriera che partiva da Mestre, perché i treni si fermavano lì. Le trasferte a Grosseto e Macerata, poi, erano delle epopee. Si dormiva in pensioncine ormai scomparse di piccoli paesi sulla strada, come Roccastrada in Toscana. A Verona si rientrava il lunedì mattina, giusto per andare a lavorare. E con una fame da lupi: la Libertas rimborsava un solo pasto per 24 ore; nel ‘52 – ‘53 erano la bellezza di 250 lire”.

I Bentegodi Cardinals lottano, invece, sempre in B e nelle loro file, già del ‘53, si mette in luce un giovanissimo lanciatore strappato al calcio. Si chiama Riccardo “Ricky” Rimini e sarà il primo grande campione veronese. Il primo a vestire la maglia della Nazionale e ad entrare nei record della storia del baseball.

IL 1955 è un anno difficile: i Cardinals si sciolgono e la Libertas che puntava alla promozione in serie A disputa un campionato deludente.

E i talenti devono emigrare. Saoncelli e Alberti vanno a Parma: Ricky Rimini e gli inseparabili amici Luigi Milani, Pierluigi Febe, Perlino Perlini e Loris Benato arrivano a Milano a far volare la Pirelli dritta in serie A

1955 - Libertas - "I MASTINI". In piedi: Negri G., Danesin. De Martini G., Saoncelli, Anastasi L., Benato. Accosciati: Swaczy, Rimini, Ferrante, Febe.

senza perdere nemmeno una gara. Ci saranno poi altre casacche – Inter, Leprotti, Ragno -, ma sempre sotto il cielo di Milano. Rimini è un iradiddio: le sue palle curve sono imprendibili; per lui sono gli anni dei record e della Nazionale.

Il ‘56 è l’anno della rifondazione. I dirigenti della Libertas sciolgono la squadra e la fanno rinascere cooptando un nugolo di ragazzini innamorati del baseball cresciuti in Valdonega giocando con i guanti da passeggio imbottiti di crine. La Libertas Valdonega gioca in serie C e viene subito promossa.

Sempre in quell’anno, in zona Stadio, nasce la Banda Bassotti, una nuova, scatenata, squadra. Deus ex machina e presidente è Enrico Cavallo, che da un viaggio negli Usa è tornato con un borsone zeppo mazze, palline e guantoni. Tra i giovani Bassotti, che nel 1958 prenderanno parte al primo campionato di serie C sfiorando subito la promozione (tra cui ricordiamo Laerte ed Umberto Panarotto, Del Greco, Strazzer, Grazian, Mamone, Stefano Negri e Cavallo), due si distinguono subito: Gian Paolo Bigarello e Giovanni Anastasi. Quest’ultimo (classe ‘43) aveva cominciato col portare, sgambettando, le scarpe ed il guanto al fratellone Lamberto nel mitico ‘49 degli inizi e facendo poi la mascotte della Libertas. Nel ‘61 salirà in serie A con Verona e approderà alla Nazionale azzurra. Smetterà di correre tra le basi solo a quarant’anni, dopo essersi tolto la soddisfazione, con altri grandi “vecchi” (Bigarello e Negri in primis), di formare dal nulla una squadra (il Verona Baseball, poi Minotti) e di conquistare la serie B. L’ultima parte degli anni cinquanta è una rampa di lancio per il baseball veronese: negli spazi del Boschetto, lungo l’Adige, sotto la guida del grande tecnico americano Gary Brundage, la Libertas Valdonega bruciala B e vola a fine ‘59 in serie A. Dura solo un anno, nonostante le belle prove di Mally al lancio e Mario Gaglio in battuta, ma Verona è ormai lanciata.

Il 1961 è l’anno glorioso. La Libertas trova la sponsorizzazione della Bencini e al timone si insedia un uomo di grande personalità quale l’italoamericano Geno Evangelisto, dirigente dell’Ufficio Alloggi della base Setaf a Verona. L’abbinata è vincente: con le divise della Philip Morris procurate da Evangelisto, la Libertas Bencini strappa ogni record, vince tutte le partite e ritorna a razzo in serie A. I componenti sono Ambrosi, Donini, Feltrinelli, “Pasta” Orsolato, Mally, Bigarello, “Enel” Rizzati, Anastasi, “Tubi” Venturi, “Nino” De Martini e poi Claudio e Mario Gaglio. Capitano è Giorgio Negri, gli americani sono Talley e Bolden, dotato, quest’ultimo, di una mazza elettrica e potente che lo rende il più forte battitore del club veronese.

1959 - Libertas a Opicina (Trieste) In piedi: Mally, De Martini Gianni, Donini, Orsolato Al centro: Ambrosi Fabio, Gaglio Claudio Accosciati: Feltrinelli, Saoncelli Sdraiato: De Martini Nino

In serie A questa volta Verona rimane: l’anno dopo è quinta, e anche nel ‘63 si batte bene. Ma non basta.
Sempre nel glorioso 1961, il vulcanico Geno Evangelisto – fisico imponente, capelli neri all’indietro, mascella quadrata, carattere sanguigno e carisma da vendere – diviene l’allenatore della Nazionale azzurra. Ed ecco che in occasione delle partite per il centenario
dell’unità d’Italia (due gare contro l’Olanda, una persa a Torino ed una vinta a Parma) per i ragazzi veronesi si schiudono meritatamente le porte azzurre: Gianni Anastasi (che giocherà anche nel ‘62), Bigarello, Dario Feltrinelli, Mally ed Orsolato partecipano all’avventura della Nazionale. Applausi, onori, politici e colonnelli che festeggiano, ma, vai a sapere, Verona ha una singolare abilità a complicare le cose. Alla fine del 1961, Evangelisto e Negri si staccano dalla Libertas Bencini; vogliono una squadra fuori dalla politica e fondano una nuova società: il Verona Baseball Club. Il nuovo sodalizio rischia però di sparire subito: improvvisamente, colpito da infarto, Evangelisto muore a soli 43 anni. Negri, però, non molla. Con Carlo Ambrosi presidente e Lampronti segretario iscrive la squadra alla serie C e nel ‘63 arriva in B. Nello stesso anno Giorgio Negri rimedia una sponsorizzazione inedita e sub conditione: lo sponsor Cademartori – il noto produttore di formaggio allora, però, del tutto sconosciuto in cambio del ristretto sostegno

961 Libertas Bencini - Finali a Firenze - Promossa in serie A In piedi: Negri Giorgio, Bottari, Bolden, Anastasi Gianni, Orsolato, De Martini Nino, Gaglio Claudio, Venturi, Donini, Talley. Accosciati: Evangelisto (allenatore), Bigarello, Feltrinelli Dario, Mally, Ambrosi Fabio, Guerrini, Rizzati.

economico (120.000 lire, per la precisione) chiede che i ragazzi della squadra si improvvisino testimonial ed agenti pubblicitari. Davvero squadra d’altri tempi il Verona Baseball Club.

Nel 1962, così, a Verona ci sono tre squadre: la Libertas Bencini in serie A; il Verona Baseball Club in B e la Banda Bassotti in C. La locomotiva, naturalmente, è la Bencini che, guidata dal manager Mack A. Hill e dal coach Chester Anderson, ambedue della Setaf, spinta dalle battute di Bolden e dai lanci di Eddy Rizzati e Claudio Gaglio, giostra per due anni su buoni livelli nella massima serie.

Nel 1964, però, Bencini ritira la sponsorizzazione, la squadra si scioglie e la serie A si allontana da Verona. Ci vorranno quindici anni perché la nostra città la ritrovi. Ed è, come dieci anni prima, una nuova diaspora di giocatori: Bigarello va alla Gbc Milano e poi a Genova; Mally smette; Anastasi parte militare; altri lasciano.

Si apre una nuova epoca, quella della Prora di Chiampan (in cui si fondono Bassotti e Verona Baseball), quella del baseball dei quartieri e della provincia, quella del Gavagnin, quella di altri giganti quali Corradini, Ronconi, Castagnini e Manzotti.

Rimini, Rimini

Per molti appassionati è stato il più forte lanciatore mai apparso a Verona. Di certo è stato un grandissimo; progenitore di quella feconda stirpe di pitcher scaligeri proseguita con Claudio Gaglio, Mally, Rizzati, con il formidabile Chicco Corradini e con gli altri che hanno caratterizzato i successivi periodi come Ronconi e Castagnini fino al longevo talento di Flavio De Boni.

Stiamo parlando di Riccardo “Ricky” Rimini, classe 1934, lanciatore destro e battitore sinistro degli anni ruggenti del baseball veronese. Mezz’ala nei ragazzi dell’Hellas Verona, al baseball approda a 18 anni, quasi per caso. Era ai bastioni di Porta Vescovo per il consueto allenamento di calcio, quando arriva un amico di Santa Maria in Organo con Mario Carlini, ricevitore dei Bentegodi Cardinals. I due iniziano a lanciarsi la pallina, l’amico si infortuna ad un dito e Carlini offre la palla a Rimini.

Quella pallina Ricky la lascerà solo nel ‘74, a quarant’anni e mille sfide giocate.Passato presto dalla Bentegodi alla Libertas di Alexander Swaczy, Ricky dal ‘56 al ‘61 – assieme al resto della pattuglia veronese formata da Benato, Perlini, Milani e Febe – milita nelle squadre milanesi della Pirelli, dell’Inter, dei Leprotti e della Ragno. Sono anni di serie A, sono gli anni dell’esplosione del suo talento. Nel 1958 è il leader degli strike out in Italia, per 98 volte lascia l’avversario al piatto; nel ‘60 ottiene la migliore media di lancio (Mpgl 0,87) e la Palla d’argento con la casacca della Ragno; tra il ‘57 ed il ‘58 veste per tre volte (allora si giocava pochissimo) la maglia della Nazionale giocando sempre contro l’Olanda.

Poi il lavoro lo chiama per tre anni a Napoli e rientra al baseball a Verona solo nel 1965. Da allora giocherà sempre in riva all’Adige, collezionando campionati di B e medie sempre splendide sino al ‘74.

La palla scagliata dal suo monte di lancio era temuta come poche: non solo per la velocità, quanto per le diaboliche curve che la sua mano creava. Lanciatore di testa oltre che di braccio, come tutti i grandi, aveva nel controllo della palla e nella capacità di leggere le mosse dell’avversario i suoi punti di forza. I suoi erano duelli psicologici oltre che agonistici. Appassionato, ironico, veronesissimo nella battuta a fior di labbra è sempre un piacere sentirlo ricordare i suoi match. E sperare che ne possa nascere un altro come lui tra i prati di Borgo Venezia ed il campo Gavagnin.

1963 – Verona B. C. Cademartori In piedi: Negri G., Piacenza, Bottari, Pozzani, Ambrosi (Presidente), Panarotto L. Al centro: Albertosi, Valenari, Benaglia Accosciati: Mamone, Losa, Hill, Benini, Arietti

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